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Zara e la decorazione dimenticata ❤️ Giorno del Ricordo con Edoardo Bernkopf

di Edoardo Bernkopf

Nel 2001 il Presidente Ciampi ha conferito al Gonfalone del Comune di Zara la Medaglia d’Oro. Ancor oggi, dopo oltre vent’anni, non è stata mai consegnata.

La motivazione, però, come altre decorazioni post belliche, contiene un falso storico, che stravolge i veri motivi del martirio patito dalla città dalmata: le proteste incrociate delle comunità dei profughi da un lato e degli amministratori della città divenuta croata dall’altro hanno fatto sì che la consegna della decorazione sia stata sospesa.

E’ tuttora in attesa di consegna la Medaglia d’Oro al Valor Militare al Gonfalone della città di Zara, che il 21 settembre 2001 il Presidente Ciampi aveva lodevolmente deciso “motu proprio” di conferire: gestita in maniera alquanto criticabile, l’iniziativa aveva generato disagio e risentimento nella comunità dei profughi Giuliano Dalmati, e Zaratini in particolare, e addirittura fatto rischiare una crisi diplomatica con la vicina Repubblica di Croazia.

Il primo ed il terzo capoverso della motivazione costituivano un giusto, ancorché tardivo, riconoscimento delle sofferenze patite da questa città a motivo e testimonianza della propria italianità. Si legge infatti:

  • 1°capoverso: “Zara, città italiana per lingua, cultura e storia, ha dato alla patria nell’ultimo conflitto, tra morti e dispersi militari e civili, un decimo della sua popolazione. 7 Medaglie d’Oro, 22 Medaglie d’Argento e molte altre medaglie al valor militare stanno a testimoniare la valorosa determinazione del suo popolo nei momenti supremi. Dal settembre 43 in avanti la città ha continuato a battersi per mantenere la sua identità“;
  • 3°capoverso: ”Sottoposta a violenti bombardamenti aerei a tappeto, distrutto più di ogni altro capoluogo di provincia del nostro Paese, per l’eroica lotta Zara ha aggiunto alla sua storia altre pagine di grande coraggio. Al fine della guerra Zara desistette solo quando ogni ulteriore resistenza era materialmente impossibile. Le vestigia veneto-romane e le rovine dell’ultimo combattuto periodo restano a memoria della presenza della nostra gente. Il Gonfalone del Comune di Zara, fortunosamente riportato in Patria, testimonia un glorioso passato e quanto sia, comunque, rimasto forte nella gente di Zara l’amore per la Patria comune e la fiducia nei valori che uniscono tutti gli italiani. Fulgido esempio di attaccamento alla Patria e delle più elevate virtù militari, Zara: giugno 1940 – aprile 1945”.

Fra i due capoversi qualche campione di quello sport nel quale si corre in soccorso dei vincitori, ma certo digiuno di storia e per nulla rispettoso della verità, deve aver fatto scivolare un capoverso aggiuntivo, falso e tendenzioso, che recita:

  • 2°capoverso: ”I fanti, bersaglieri, alpini, marinai e avieri, tra cui molti zaratini del neo costituito battaglione partigiano italiano “Mameli”, furono i primi ad affrontare l’invasore tedesco. Le molte decine di caduti in combattimento e le centinaia di italiani vittime di esecuzioni sommarie o morti nei lager, annegati, sono stati il prezzo della resistenza”.

La realtà storica fu ben diversa.

Altrove e in particolare nell’Italia centro settentrionale , l’operazione “Alarico”, cioè l’occupazione tedesca dei territori e delle posizioni militari tenute dall’esercito italiano fino all’8 Settembre, fu un fatto doloroso accolto anche con qualche significativo episodio di resistenza, come a Piombino, a Porta San Paolo a Roma e a Cefalonia. Nelle province nord-orientali, invece, fu paradossalmente salutata con sollievo dalla popolazione, perché faceva cessare l’occupazione slava e il suo tragico strascico di efferate uccisioni.

Infatti, il “tutti a casa” dell’8 settembre ’43, aveva sciolto come neve al sole qualunque protezione militare italiana alle popolazioni civili. Queste furono immediatamente prese fra due fuochi: all’esterno i partigiani comunisti slavi che poterono avanzare incontrastati, all’interno il revanscismo della gente comune della minoranza slava, che, col pretesto di colpire i fascisti, sfogava le sue vendette, a volte basate su motivi futili, ma sempre e soprattutto caratterizzate dall’odio antiitaliano.

L’arrivo dei tedeschi fu salutato come la liberazione da un incubo, e se i quattordici mesi in cui occuparono Zara non furono certo piacevoli per la popolazione, qualunque esule zaratino confermerà che a nessun civile fu torto un capello.

La motivazione della decorazione, nella sua parte veritiera, sottolinea che Zara subì “più di ogni altro capoluogo di provincia del nostro Paese” una distruzione a tappeto, incomprensibile e ingiustificata sul piano militare. In realtà 54 bombardamenti aerei furono espressamente richiesti dagli slavi con false informazioni su locali inesistenti presenze militari tedesche, al fine di far distruggere fisicamente le caratteristiche veneziane della città.

Zara, Riva Nova prima e dopo i bombardamenti

Ma il suo vero martirio iniziò nel novembre ’44.

Il 31 Ottobre ’44, “quando (come dice la motivazione della Medaglia d’oro) ogni ulteriore resistenza era materialmente impossibile”, il maggiore dei Carabinieri Trafficante, con qualche decina fra carabinieri, poliziotti e soldati territoriali, il Viceprefetto Giacomo Vuxani e il Capo di Gabinetto della Prefettura Vincenzo Fiengo avevano atteso i partigiani slavi per concordare il trapasso dei poteri senza inutile spargimento di sangue (i tedeschi avevano evacuato la città da tempo). Un paio d’ore dopo, disarmati i militari, furono fatti prigionieri: nell’arco di pochi giorni furono tutti ammazzati.

La Famiglia Luxardo in una foto dell’epoca:

Pietro Luxardo (il terzo da sinistra ), produttore del “Maraschino” tutt’ora uno dei simboli della città, fu ammazzato in circostanze mai rese note. Nicolò Luxardo (il primo a sinistra) venne gettato in mare con una pietra al collo assieme alla moglie.

I partigiani slavi eliminarono anzitutto i leader della comunità italiana. Pietro Luxardo, produttore del “Maraschino” tuttora uno dei simboli della città, fu ammazzato in circostanze mai rese note. Nicolò Luxardo venne gettato in mare con una pietra al collo assieme alla moglie. La pulizia etnica colpì sopratutto quanti appartenevano all’amministrazione italiana, anche a livelli più bassi: impiegati, maestri elementari, bidelli, spazzini.

L’anonimo estensore del secondo capoverso ricorda “le molte decine di caduti in combattimento e le centinaia di italiani vittime di esecuzioni sommarie o morti nei lager, annegati”, ma con disinvolta mistificazione dice che “sono stati il prezzo della resistenza” e mira quindi ad attribuire quelle terribili efferatezze all’invasore tedesco anziché ai veri responsabili, che furono invece i partigiani comunisti slavi.

Il Consiglio Comunale del Libero Comune di Zara in Esilio aveva in passato espresso viva gratitudine al Presidente della Repubblica per aver concesso la Medaglia D’Oro al Valore Militare al Gonfalone dell’ultima Amministrazione italiana della città di Zara, ma aveva anche lamentato che nella motivazione ne fosse stata pesantemente stravolta le storia nel suo tragico epilogo.

Curiosamente, ancor più risentiti erano stati gli amministratori del comune di Zadar (così si chiama adesso la città divenuta croata), che avevano reclamato la decorazione per sé. La “disinformazia” croata, quella di oltre 20 anni fa, aveva addirittura presentato sulla stampa locale l’atteggiamento critico della comunità degli esuli zaratini come un gesto solidale con i croati , anziché di segno diametralmente opposto.

La medaglia giace ancora oggi in qualche polverosa bacheca, forse nella speranza che muoiano presto gli ultimi esuli, ormai anziani, e la coscienza nazionale, così spesso distratta, possa definitivamente rimuovere il problema e si possa così strappare definitivamente una pagina scomoda della nostra storia: la maggior parte dei nostri giovani, oggi non saprebbe nemmeno localizzare Zara in una carta geografica.

Ma che senso ha, dopo oltre mezzo secolo e dopo la caduta del muro di Berlino, dover mentire ancora su certe verità storiche sulle quali ormai si è fatta piena luce?


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ETIMO DEL RICORDO

Ricordo come atto profondo del nostro essere perché ricordare deriva dal latino recordare re=indietro e cor=cuore. Il cuore umano inizia a battere prima che il cervello sia formato e per gli antichi il cuore era la sede della memoria.