10 Febbraio❤️ Giorno del Ricordo

Legge 30 marzo 2004, n. 92

“Istituzione del «Giorno del Ricordo» in memoria dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale, delle vittime delle foibe e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati”

La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del Ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra, della più complessa vicenda del confine orientale e di tutte le vittime delle foibe, italiani e non solo.

Nella giornata sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono inoltre volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-giuliano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero. OMISSIS


Per decenni furono taciuti gli eventi tragici dell’esodo e delle foibe e dei fatti che portarono al loro verificarsi. Dopo più di quarant’anni, negli anni Novanta, il ricordo finalmente iniziò a prevalere sui silenzi.

Nel 2004 durante l’iter di approvazione della legge sia alla Camera che al Senato nessuno espresse dichiarazioni contrarie a nome del proprio gruppo o a titolo personale. Il provvedimento venne definitivamente approvato a larga maggioranza dalle forze politiche presenti in Parlamento.

Alla Camera la legge venne approvata col voto favorevole del 97% dei Deputati: presenti 521 deputati: votanti 517 – astenuti 4 – maggioranza 259 –  Sì 502  –  No 15.

Il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, concluse:

Onorevoli colleghi, la proposta di legge testé approvata è un atto di riconciliazione nazionale, di verità e di giustizia, una testimonianza di amore verso tanti italiani per troppo tempo dimenticati“.

Al Senato la legge venne approvata col voto favorevole del 95% dei Senatori; 318 voti a favore e 17 contrari.


Quando non ne sono i primi organizzatori, i dirigenti e i soci dell’Associazione dei Dalmati Italiani nel mondo nei luoghi di residenza partecipano attivamente alle celebrazioni del “Giorno del Ricordo” che si svolgono in Italia per lo più organizzate da Comuni e Regioni e all’estero da Ambasciate e sedi consolari.

Insieme ai Presidenti della FederEsuli e delle cinque Associazioni storiche dell’esilio giuliano dalmata che fanno parte della Federazione delle Associazioni degli esuli Istriani, Fiumani e Dalmati che per legge è incaricata di intrattenere rapporti con le istituzioni nazionali e che sono:

l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), 

l’Associazione delle Comunità Istriane (CI),

l’Associazione Fiumani Italiani nel mondo – Libero Comune di Fiume in esilio (AFIM – LCFE)

e l’Associazione Italiani di Pola e Istria – Libero Comune di Pola in esilio (AIPI – LCPE),

il Sindaco/Presidente dell’Associazione dei Dalmati Italiani nel mondo (ADIM – LCZE), partecipa ogni 10 febbraio alle solenni celebrazioni nazionali che si svolgono a Roma.

Altra solenne manifestazione di rilievo nazionale si svolge ogni anno alla foiba di Basovizza.

Per molti anni le cerimonie nazionali si svolsero al Palazzo del Quirinale e poi alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica alla presenza e con la partecipazione di membri del Governo, parlamentari, rappresentanze diplomatiche di Slovenia e Croazia e delle più elevate autorità civili e militari.

Le solenni celebrazioni del “Giorno del Ricordo” trasmesse in diretta dalle reti RAI ebbero inizio a Roma nel 2005 con la Presidenza di Carlo Azeglio Ciampi, dal 2007 al 2014 seguì Giorgio Napolitano ed infine Sergio Mattarella dal 2015 ad oggi.

Di seguito alcuni significativi interventi dei Presidenti della Repubblica italiana pronunciati durante le celebrazioni del “Giorno del Ricordo”.

Nel 2005 Carlo Azeglio Ciampi espresse la propria soddisfazione per l’istituzione della solennità, rivolgendo il proprio pensiero ….

«a coloro che perirono in condizioni atroci nelle Foibe […] alle sofferenze di quanti si videro costretti ad abbandonare per sempre le loro case in Istria e in Dalmazia». «Questi drammatici avvenimenti formano parte integrante della nostra vicenda nazionale; devono essere radicati nella nostra memoria; ricordati e spiegati alle nuove generazioni. Tanta efferatezza fu la tragica conseguenza delle ideologie nazionalistiche e razziste propagate dai regimi dittatoriali responsabili del secondo conflitto mondiale e dei drammi che ne seguirono».

Analoghi interventi fece dal 2007 al 2014 il Presidente Giorgio Napolitano: 

Nel 2007 «… già nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza in quelle terre, nell’autunno del 1943, si intrecciarono un “giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento” della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia». «Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una “pulizia etnica”», e  “quel che si può dire di certo è che si consumò – nel modo più evidente con la disumana ferocia delle foibe – una delle barbarie del secolo scorso”.

Quell’anno Napolitano consegnò l’onorificenza alla memoria dei fratelli dalmati Nicolò e Pietro Luxardo, ricevettero la decorazione anche i famigliari di Vincenzo Serrentino, ultimo prefetto di Zara italiana.

Al discorso di Napolitano seguì una forte polemica col presidente croato Stipe Mesić e una risentita lettera del presidente sloveno Janez Drnovšek.

Nel corso della cerimonia del 2013, il presidente Napolitano ricordò che il “Giorno del Ricordo” fu istituito:

«per rendere giustizia agli italiani che furono vittime innocenti – in forme barbariche raccapriccianti, quelle che si riassumono nell’incancellabile parola “foibe” – di un moto di odio, di cieca vendetta, di violenza prevaricatrice, che segnò la conclusione sanguinosa della seconda guerra mondiale lungo il confine orientale della nostra patria. E a cui si congiunse la tragica odissea dell’esodo di centinaia di migliaia di istriani, fiumani e dalmati dalle terre loro e dei loro avi”.

Il 10 febbraio 2014 la cerimonia del “Giorno del Ricordo” si svolse nell’aula del Senato alla presenza dei Presidenti dei due rami del parlamento, del Presidente del consiglio Enrico Letta e del Presidente della Corte costituzionale Gaetano Silvestri, in quell’occasione, nell’ultimo anno del suo mandato, il Presidente Giorgio Napolitano non pronunciò alcun discorso.

Nel 2015 le cerimonie del giorno del ricordo si tennero alla Camera dei Deputati.

Il presidente Sergio Mattarella rilasciò il seguente comunicato:

«Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani istriano-giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia. Il Parlamento con decisione largamente condivisa ha contribuito a sanare una ferita profonda nella memoria e nella coscienza nazionale. Oggi la comune casa europea permette a popoli diversi di sentirsi parte di un unico destino di fratellanza e di pace. Un orizzonte di speranza nel quale non c’è posto per l’estremismo nazionalista, gli odi razziali e le pulizie etniche.».

Gli interventi e le dichiarazioni del Presidente Mattarella negli anni 2019 e 2020 furono caratterizzati dall’esplicita condanna del negazionismo o del riduzionismo delle foibe, espresso per la prima volta da un Capo dello Stato italiano.

Nella dichiarazione rilasciata in occasione del “Giorno del Ricordo” del 2021, Mattarella ricordò che

“i crimini contro l’umanità scatenati [nella Seconda guerra Mondiale] non si esaurirono con la liberazione dal nazifascismo, ma proseguirono nella persecuzione e nelle violenze, perpetrate da un altro regime autoritario, quello comunista”, ammonendo ancora una volta che le sofferenze patite dalle genti istriano-fiumano-dalmate “non possono essere negate”

Pur sancito dalla legge, contro il Diritto alla Memoria dei quasi 3.000 caduti e dei 16.000 esuli da Zara e dalla Dalmazia e dei più di 300 mila Italiani che furono costretti ad abbandonare l’Istria, la Venezia Giulia, Fiume e le coste dalmate, non mancano infami interventi negazionisti o riduzionisti che, lontani da un’approfondita analisi storica degli eventi che portarono all’esodo e agli eccidi delle foibe, giungono a negarne o a ridurne le dimensioni e l’importanza.