Ricordiamo la storia di vita del nostro caro Tullio Vallery, ex Assessore e “Senatore a vita” nonché Commendatore al merito della Repubblica, scritta da Giorgio Varisco e pubblicata su IL DALMATA 107a del Febbraio 2020.

Nato a Zara il 21 settembre 1923 da Simeone e Clelia Dal Mas, è stato uno dei più qualificati rappresentanti dei Dalmati e dell’intero mondo dell’esilio giuliano e dalmata del dopoguerra. Conseguita la maturità classica al Liceo-Ginnasio “Gabriele D’Annunzio” di Zara, frequentò l’Università di Padova dove godette dell’amicizia dell’illustre serbocroatista zaratino prof. Arturo Cronia.
Con l’occupazione jugoslava di Zara del novembre 1944 subì la mobilitazione forzata imposta dai titini; rimasto in città, con grave rischio della vita, per circa quattro mesi scelse di entrare in clandestinità.
Nella primavera del 1948 gli esponenti della Comunità clandestina degli italiani di Zara, per il suo esemplare comportamento, gli affidarono il delicato incarico di recarsi a Zagabria per informare il neo-costituito consolato d’Italia della tragica situazione e delle più urgenti necessità della popolazione della città.
Con la stragrande maggioranza degli italiani di Zara fu costretto a lasciare la città natale e nel giugno del 1949 si stabilì con la famiglia a Venezia nel Centro Raccolta Profughi ”Marco Foscarini” dove si adoperò per migliorare le condizioni di vita degli esuli. Promosse la nascita di un circolo ricreativo dando vita a iniziative culturali e sportive. Attrezzati i cortili del Centro Foscarini ad altrettanti campi sportivi, fu tra i fondatori e poi Presidente della Società sportiva giuliano-dalmata “Julia”, che a Venezia per molti anni si distinse nell’ambito dello sport cittadino. Contribuì così al risanamento fisico e morale di centinaia di giovani vittime degli orrori della guerra e della perdita della terra di origine. Svolse queste attività con una passione e un impegno singolari tanto da trascurare i propri interessi.

Nei primi anni Cinquanta, dopo la morte del padre che si arrese alla vita per il dolore dell’abbandono della propria terra, si trovò in disagiate condizioni economiche tanto da dover interrompere gli studi universitari e lavorare per far fronte alle necessità famigliari.
Costituita l’Associazione Libero Comune di Zara in Esilio, nel 1963 ne venne eletto assessore, incarico che gli fu rinnovato ad ogni consultazione fino al 2006 quando fu nominato “Senatore a vita”.
Per più di quarant’anni collaborò con i Sindaci Guido Calbiani – già amministratore delegato Lancia e Dalmine –, Giuseppe Ziliotto – figlio di Luigi, il Podestà della Redenzione di Zara –, Ottavio Missoni ed infine con l’amico Franco Luxardo. Negli anni 1963, 1967, 1971 e 1981 organizzò a Venezia memorabili Raduni nazionali dei Dalmati, che si svolsero nelle prestigiose sale di Palazzo Ducale. Per incarico del Libero Comune realizzò due pubblicazioni: Zara nel cinquantenario della redenzione e Zara e la Dalmazia nel pensiero e nell’azione di Gabriele d’Annunzio. Nel 1997 contribuì a dare nuova vita al periodico “Il Dalmata”, fondato a Zara nel 1866 e soppresso dall’Austria nel 1916, organo del Libero Comune di Zara che ne è editore e proprietario.
Dal 1989 al 1997 il Libero Comune di Zara lo incaricò di rappresentarlo nel prestigioso incarico di membro dell’Esecutivo della neonata Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati (FederEsuli), che ancor oggi riunisce e opportunamente rappresenta gli esuli presso le istituzioni nazionali. Ne fu primo presidente Aldo Clemente, per molti anni anima dell’Opera per l’Assistenza profughi giuliani e dalmati; per le sue doti morali e il pacato equilibrio, con unanime votazione nel 1989 Tullio Vallery ne fu eletto vice presidente.

Nel 1976 con Nicolò Luxardo e altri amici fondò la Società Dalmata di Storia Patria di Venezia divenendone il tesoriere e bibliotecario, incarico che mantenne fino al 2006, In quel periodo uscirono ben 22 volumi di “Atti e Memorie” e furono organizzati undici Convegni di Studio all’Università di Padova e altrove.
Nel 1978, come riconoscimento della sua molteplice attività in campo associativo, gli venne attribuito il titolo di Commendatore al merito della Repubblica.
Partecipò con impegno alle attività dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD). A Venezia collaborò a iniziative nei campi della cultura e dell’assistenza; nel 1957 fu membro di quell’esecutivo provinciale, vicepresidente nel 1967, diventandone presidente nel 1970, carica che mantenne ininterrottamente fino al 2006. Dal 1985 al 2003 ricoprì l’incarico di Presidente della Consulta Veneta che riunisce i presidenti provinciali della Regione. Nel 1961 al Congresso Nazionale di Torino fu eletto Consigliere Nazionale dell’ANVGD e rieletto ad ogni successivo congresso fino al 2006 quando rinunciò per motivi di salute e venne nominato “Consigliere Benemerito”. Durante i suoi mandati con grande impegno favorì le non facili ma significative presidenze nazionali dell’ANVGD di Paolo Barbi e di Lucio Toth.
A Venezia contribuì a lasciare perenne testimonianza del mondo giuliano dalmata: nel 1962 a Marghera pose la lapide presso la scuola intitolata ai fratelli istriani Licio e Mario Visentini Medaglie d’Oro al V.M.; nel 1977 alla Caserma Cornoldi in Riva degli Schiavoni pose una lapide a ricordo dei Dalmati che difesero Venezia nel 1848/49 e della loro fedeltà alla Serenissima; nel 1981 un’altra lapide fu murata al circolo Canottieri “Diadora” al Lido in ricordo dello zaratino prof. Luigi Miller, campione olimpico e primo presidente del ricostituito Circolo; nel 1984 fece erigere nel cimitero di Mestre un Cippo in memoria dei caduti Istriani, Fiumani e Dalmati e nel 2003, con l’illuminato aiuto dell’allora prosindaco per la terraferma Gianfranco Bettin, riuscì a far intitolare una piazza centrale di Marghera ai Martiri delle Foibe.

Nel 1954 venne eletto Cancelliere della Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone, una delle più antiche istituzioni veneziane che vanta più di 550 anni d’ininterrotta attività.
Dal 1966 ogni anno pubblicò una documentata e interessante rivista culturale che diresse ininterrottamente fino all’ultimo. Negli anni Settanta con l’amico Nerino Rismondo, anima dei Dalmati con il periodico “Zara” edito dal 1953 ad Ancona, lanciò una sottoscrizione per la creazione dell’Archivio Museo della Dalmazia presso la Scuola Dalmata di Venezia. In dieci anni furono raccolti più di 150 milioni di lire.
Nel 1985 assunse l’incarico di direttore dell’Archivio Museo della Dalmazia curando l’arredamento e la sistemazione nei locali del Palazzetto Ivanovich e del copioso materiale d’archivio donato da Dalmati e amici. Migliaia di foto e cartoline d’epoca, centinaia di cartelle d’archivio, stampe, manifesti e una quadreria con decine di dipinti di artisti dalmati del XIX e XX secolo sono custoditi all’Archivio Museo. Raccolse con impegno una ricca emeroteca e una biblioteca che oggi conta più di 15mila titoli. Negli anni nuovi contributi allo sviluppo dell’Archivio Museo e della Biblioteca della Dalmazia presso la Scuola Dalmata vennero da lasciti e donazioni di beni immobili, di libri e di documenti di famiglia offerti da molti Dalmati affinché la memoria degli italiani di Dalmazia ben custodita a Venezia non vada perduta.
Nel 1992 venne eletto Guardian Grande della Scuola Dalmata e nel 2002 fondò e da allora diresse la “Collana di ricerche storiche Jolanda Maria Trèveri” di cui sono stati pubblicati ben sedici volumi. Tra questi Vallery è autore di Personaggi dalmati benemeriti, noti o meno noti, La Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone e La Scuola Dalmata (1807-2013).
Alla Scuola Dalmata di Venezia lascia la sua più grande eredità: continuare a testimoniare la storia e la memoria dei Dalmati italiani mantenendo e incrementando in maniera efficiente e moderna l’Archivio Museo e la Biblioteca della Dalmazia che con fatica, impegno e lungimiranza iniziò a realizzare.

Nel 2011 diede infine alle stampe un apprezzato libro di memorie dal titolo La… “liberazione” di Zara 1944-1948, con il quale diede rara e diretta testimonianza dei terribili anni durante i quali Zara fu distrutta e cadde in mano delle truppe tedesche prima e jugoslave poi.
Nel 2014 rinunciò alla carica di Guardian Grande della Scuola Dalmata per motivi di salute e venne nominato Guardian Grande Emerito.
Il 28 dicembre 2019, alla verde età di novantasei anni, si è spento serenamente lasciandomi il solo rammarico di non averlo frequentato di più negli ultimi anni di vita. Gli avrei voluto fare molte domande a cui nessuno saprà più rispondere. Avvolto nella bandiera dalmata, il 31 dicembre, nella veneziana Isola di San Michele, che aveva scelto per il suo ultimo riposo, numerosi Dalmati gli hanno reso un commosso, fraterno saluto.
ETIMO DEL RICORDO
Ricordo come atto profondo del nostro essere perché ricordare deriva dal latino recordare re=indietro e cor=cuore. Il cuore umano inizia a battere prima che il cervello sia formato e per gli antichi il cuore era la sede della memoria.

CONOSCERE LA STORIA DEL ‘900
Scarica qui gratis in formato PDF il libro di Luciano Monzali “Gli Italiani di Dalmazia e le relazioni italo-jugoslave del Novecento” edito da Marsilio e promosso dalla Società Dalmata di Storia Patria di Venezia. Diffondilo come libro di testo per le scuole e per tutti con l’obiettivo di far conoscere la storia del ‘900. Grazie
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